Il Manifesto

Milano, 29 maggio 2017

Il Po è il più importante fiume italiano, un patrimonio multiforme di ineguagliabile ricchezza. Si snoda per 650 chilometri, attraversa quattro regioni (Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto), ha un bacino idrografico che si estende per più di 70.000 chilometri quadrati che include circa un quarto dell’intero territorio nazionale. La Valle del Po è una delle aree europee con la più alta concentrazione di popolazione e di attività, dove vivono circa 20 milioni di persone e che genera la metà del PIL italiano; il suo cuore è il Po, che lungo il suo percorso racchiude uno scenario colmo di ricchezze uniche e sconosciute.

Sul Po esiste un’ampia produzione scientifica e letteraria ed è disponibile una cospicua base di dati e proposte e una vasta documentazione ecologica, iconografica e storico geografica. Lungo il Po sono attivi otto parchi regionali e cinquanta aree protette di varia natura. L’intera asta del fiume è inoltre gestita da due istituzioni dedicate: l’Autorità di bacino Distrettuale del Po e l’Agenzia interregionale per il fiume Po (AIPo), che hanno competenze prevalentemente in materia idraulica e ambientale.

Il fiume vive però una realtà frammentata e disomogenea che vede accanto a tratti ambientalmente gestiti e culturalmente promossi altri ove il fiume è solo un grande vuoto nel quale hanno luogo attività proprie e improprie, al di fuori di un’effettiva visione d’insieme.

Lo stato di salute del Po presenta aspetti critici, destinati ad acutizzarsi in conseguenza dei cambiamenti climatici, che richiedono una presa di coscienza che non può essere demandata alla sommatoria di interventi frammentari. Non vi è una compiuta percezione dei suoi ecosistemi e dei paesaggi, un riconoscimento condiviso di appartenenza delle comunità fluviali, una conoscenza diffusa delle risorse naturali e culturali che lo connotano e di quelle che dal fiume sono sostenute direttamente e indirettamente.

Il più grande fiume italiano per la sua unitarietà, per la continuità dei paesaggi che attraversa e compone, per la storia che lungo il suo corso si è dipanata, richiede invece un approccio integrato che ad oggi non esiste, come non esiste un soggetto investito della responsabilità del “sistema Po” nella sua interezza e complessità.

Questo manifesto segna l’avvio di un percorso di aggregazione dell’attività di valorizzazione e tutela del Po e del suo territorio, delle istanze della società civile e delle iniziative messe in campo delle associazioni e dagli altri soggetti che costituiranno la “Rete per il Po”.

L’obiettivo primario dell’iniziativa è sollecitare la costruzione in tempi ravvicinati di un’entità flessibile: innanzitutto, un patto strutturato tra i parchi esistenti, le Regioni attraversate, le istituzioni sovraregionali. Un futuro “Parco del Po”, da intendere quindi non come ulteriore entità amministrativa, ma come soggetto di nuova concezione, una sorta di “sindacato territoriale” con capacità di coordinamento interregionale delle realtà istituzionali esistenti, di riordino delle normative e nel contempo di sostegno delle iniziative locali. Uno strumento agile e flessibile per la tutela della biodiversità, la promozione culturale ed economica dei territori e che sia capace di suscitare nuove economie attorno all’infrastruttura blu e verde e un dialogo costante con le Istituzioni e le Comunità del Po.

Alcune esperienze recenti in ambito internazionale indicano la tendenza ad una pratica di “parco diffuso”, aperto e propulsivo, strumento di coordinamento delle strategie nazionali ed europee, fattore di arricchimento culturale, di scambi e di diffusione di pratiche ed esperienze, di sviluppo di agroecosistemi, di creazione di valori materiali e immateriali forieri di progresso sostenibile.

Attorno al fiume, al suo paesaggio, ai suoi itinerari, possono prodursi e rafforzarsi saperi e conoscenze, possono innescarsi iniziative legate alle culture locali, alla qualità delle produzioni agricole, all’ospitalità, all’enogastronomia, alla promozione turistica, a circuiti di fruizione e di esplorazione organizzati, mettendo a sistema anche iniziative già avviate. L’esempio della ciclovia Venezia-Torino (VenTo) è emblematico in tal senso. Occorre pensare a economie da costruire, il cui sviluppo è legato al coordinamento nell’uso sostenibile delle risorse territoriali e immateriali, alla cooperazione tra enti diversi e operatori privati, puntando a sviluppare nuove sinergie a partire dalla profonda consapevolezza delle potenzialità e della contemporanea fragilità dei territori del Po.

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Il percorso della condivisione

1. Le associazioni firmatarie del presente Manifesto costituiscono la Rete per il Po. La Rete, organizzata in forma aperta, ha il compito di estendere la partecipazione ad altri soggetti (rappresentanti dei coltivatori, sindaci delle città distribuite lungo il fiume, associazioni di categoria, ecc.) e organizzare le tappe successive dell’iniziativa.

2. Le associazioni raccolte nella Rete si impegnano a diffondere questo manifesto attraverso i propri canali di comunicazione al fine di raccogliere nuove adesioni, sollecitare contributi e comporre un “Dossier” con le informazioni sulle condizioni del fiume e del suo territorio, sulle opportunità inespresse di sviluppo, sulle iniziative e sui risultati già conseguiti per la salvaguardia e la valorizzazione dell’ambiente del fiume.

3. I soggetti raggruppati nella Rete si impegnano inoltre a organizzare anche singolarmente, manifestazioni pubbliche nelle quali presentare l’iniziativa e le proposte per lo sviluppo del territorio.

4. I risultati dell’attività saranno presentati in una Conferenza alla quale saranno chiamati a partecipare il Ministero dell’Ambiente, il MIBACT, l’Autorità di Bacino, l’AIPo, le Regioni Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, gli organismi di gestione dei Parchi e delle altre aree protette distribuite lungo il corso del fiume.

Nella Conferenza verranno discussi prioritariamente quattro temi ritenuti indispensabili per avviare la costituzione del “Parco del Po”:

proposta di forme di governo fondate su modelli di gestione innovativa e leggera, poggiati sulle istituzioni esistenti;

indicazione delle priorità di intervento per la tutela e lo sviluppo sostenibile del sistema Po;

individuazione delle fonti di finanziamento;

messa a punto di una rete permanente per la circolazione delle informazioni e delle conoscenze.

Agli enti che partecipano alla conferenza verrà chiesto di impegnarsi per produrre un “Piano strategico per il Po” nel quale sviluppare gli argomenti proposti nella Conferenza e di dotarsi degli strumenti per la sua successiva attuazione.